ࡱ> ~%`ombjbj"x"x.@@%b$%( 8<L<4"+4-4-4-4-4-4-4$6h9dQ4Q4f4###+4#+4##e12 Љ 24|404%2v9l"v9 22"v9 3 #* 6zQ4Q4H#4$ Nuove frontiere della formazione Il triangolo della conoscenza: universit centri di ricerca - impresa 9 settembre 2008 Laboratori Nazionali del Gran Sasso LAquila RICERCA E SPIN-OFF NELLE UNIVERSIT ABRUZZESI Ferdinando di Orio Presidente del Comitato di Coordinamento Regionale delle Universit Abruzzesi Introduzione Un tema come quello che mi accingo a trattare, sostanzialmente riconducibile ai rapporti tra ricerca scientifica/accademica ed economia, solo qualche anno fa, sarebbe stato considerato quasi eretico in un contesto culturale che interpretava rigidamente ruolo e funzioni del sistema universitario, allo scopo di salvaguardarne lindipendenza dal sistema economico. Nel tempo della globalizzazione e delle interdipendenze, tuttavia, lUniversit non pu pi interpretare il suo ruolo culturale e la sua funzione sociale in modo auto-referenziale, chiusa in s stessa, magari in una eburnea torre scintillante del tutto de-contestualizzata. LUniversit deve al contrario presentarsi, con indipendenza e autorevolezza, al rapporto e al confronto con i cittadini, con le altre istituzioni, con la societ nella sua globalit, declinando il suo ruolo di servizio in modo strategico e con spirito propositivo e propulsivo. In questo mio intervento dunque cercher di presentare una nuova mission dellUniversit, che consiste nella valorizzazione economica dei saperi, alla luce delle trasformazioni culturali e dei cambiamenti normativi che hanno caratterizzato i rapporti tra sistema universitario e sistema socio-economico. Mi soffermer, in particolare, sul fenomeno emergente degli spin-off universitari e sul ruolo delle Fondazioni universitarie, per delineare infine le condizioni e le prospettive per individuare nel sistema universitario una risorsa vincente per lo sviluppo del territorio. Una nuova mission dellUniversit Nella societ della conoscenza - nella quale conoscenza sinonimo di vantaggio competitivo per le istituzioni, per le comunit locali, per le imprese, ma anche per le persone - si sta affermando una nuova concezione sociale della formazione e della ricerca che, sempre pi inserite nel quadro generale delle politiche dello sviluppo, devono integrarsi con categorie e prospettive economiche, industriali, e sociali. Da questo nuovo modo di interpretare le sue mission storiche, derivata una nuova mission emergente dellUniversit, che consiste nella valorizzazione economica dei nuovi saperi e nella loro trasformazione in risorsa strategica per il territorio. In tale prospettiva, lUniversit deve sviluppare una nuova capacit di comunicare alla societ, proprio a partire dal contesto territoriale in cui inserita. E, infatti, dimostrato che, quanto pi solido e forte il flusso di interscambio tra i ricercatori e il proprio territorio, tanto pi cresce la capacit innovativa di quellUniversit, che sa porsi a sistema nella rete globale delle relazioni tra strutture di ricerca e strutture territoriali. Ai tradizionali settori di interazione Universit-territorio quali la diffusione della cultura scientifica, il dialogo tra ricercatori e cittadini, la promozione del lavoro intellettuale, oggi si aggiungono ulteriori potenzialit di interazione quali il trasferimento tecnologico, il partenariato con le imprese e lincubazione di nuove imprese, la nascita e linsediamento nel territorio di societ per azioni o a responsabilit limitata, nelle quali lUniversit stessa pu partecipare in qualit di socio. In tal senso, si va sempre pi delineando un trasferimento di conoscenze non pi solo di tipo accademico, ma anche di tipo operativo in grado di diventare motore efficace dellinnovazione del mondo produttivo. Il trasferimento di conoscenze trova attuazione nella collaborazione con imprese industriali, nella partecipazione a programmi di formazione continua per laggiornamento delle conoscenze professionali, nella realizzazione e nello sfruttamento di brevetti di opere dingegno e nella creazione di nuove imprese che portino sul mercato prodotti e servizi innovativi. I cambiamenti normativi Per poter dare un quadro delle variazioni avvenute e capire di quale portata sia la trasformazione in atto utile dare un breve cenno al quadro legislativo che ha permesso questi mutamenti modificando ed ampliando la possibilit dellUniversit di partecipare ad organismi privatistici e dando la possibilit a docenti/ricercatori di partecipare a societ anche in partenariato con lUniversit stessa. Il primo intervento significativo in materia di partecipazioni delle Universit ad organismi privatistici contenuto nellart.13 della legge n. 705 del 9 dicembre 1985. Tale articolo prevede la partecipazione dellUniversit a consorzi o societ di capitale per la progettazione e lesecuzione di programmi di ricerca finalizzati allo sviluppo scientifico e tecnologico a condizione, tra laltro, che la loro partecipazione sia rappresentata da esclusivo apporto di opera scientificae che ogni eventuale emolumento corrisposto ai professori universitari o ai ricercatori che facciano parte degli organi sociali sia versato alle Universit di appartenenza. La preoccupazione del legislatore era quella di scongiurare la possibilit di snaturamento del ruolo dellUniversit nella partecipazione ad iniziative di tipo economico e comunque quella di salvaguardare le sue funzioni tradizionali (ricerca, formazione) da contaminazioni esterne. Questo quadro viene modificato radicalmente dal Decreto Ministeriale n. 593 dell8 agosto 2000 ("Modalit procedurali per la concessione delle agevolazioni previste dal decreto legislativo n.297/99"), che realizza un contesto pi favorevole agli investimenti in ricerca da parte di soggetti industriali. Questi cambiamenti normativi hanno avuto implicazioni di grande impatto nel mondo Universitario. Hanno, infatti, introdotto una deroga importante allo stato giuridico del personale universitario, che ora pu diventare soggetto attivo nella creazione di nuova impresa, configurando la possibilit di soluzioni di partnership tra il personale dellUniversit, lUniversit, altri Enti di Ricerca e soggetti terzi, nella partecipazione e conduzione di imprese. Sono nati, cos, gli "spin-off accademici", societ eventualmente partecipate dall'Universit, che prendono avvio da risultati della ricerca svolta in sede Universitaria. I soggetti fondatori delle societ, possono essere: docenti, ricercatori universitari, dipendenti dellUniversit appartenenti al personale tecnico-amministrativo, titolari di assegni di ricerca e di borse di studio, studenti dei corsi di studio, laureandi, allievi dei corsi di specializzazione e di dottorato. Le Universit, nellambito dei poteri derivanti dalla loro autonomia, sono chiamate ad adottare regolamenti che disciplinano la procedura autorizzativa per il dipendente, le questioni relative ai diritti di propriet intellettuale e che definiscano le limitazioni atte a prevenire i conflitti di interesse con le societ costituite o da costituire. Questa possibilit offerta ai ricercatori Universitari e degli enti di ricerca stato lelemento primario di liberazione di forze interne allUniversit, che prima trovavano un ostacolo quasi insormontabile nello stato giuridico dei dipendenti pubblici regolato ancora dal D.P.R.10 gennaio 1957 n. 3 (testo unico delle disposizioni sullo statuto degli impiegati civili dello Stato) che all'articolo 60 diceva che l'impiegato non pu esercitare il commercio, l'industria n alcuna professione o assumere impieghi alle dipendenze di privati o accettare cariche in societ costituite a fini di lucro. Il docente/ricercatore che sceglieva di collaborare ad una attivit di tipo industriale, doveva pagare una serie di penalizzazioni per quel che riguardava il proseguimento della propria carriera universitaria ed era comunque costretto a rinunciare al regime di tempo pieno. Il fenomeno spin-off Sebbene non esista, al momento, una definizione ufficiale ed univocamente accettata, gli spin-off accademici rappresentano, sostanzialmente, nuove imprese che hanno alla base attivit di ricerca universitaria rispetto alle quali lUniversit rende disponibili una serie di servizi per facilitarne lavvio e il primo sviluppo. Lutilizzazione da parte dellazienda di diritti di propriet intellettuale dellUniversit non una condizione necessaria ai fini della sua identificazione come spin-off, mentre nella generalit dei casi il fatto che lUniversit detenga una quota del capitale sociale aziendale una condizione sufficiente affinch si possa parlare di impresa spin-off della ricerca pubblica. Sebbene il processo di creazione delle imprese spin-off in Italia rappresenti un fenomeno piuttosto recente, la sua dimensione complessiva, con 454 imprese spin-off , gi supera quella della Gran Bretagna, ferma a 435. L80% di queste imprese sono state costituite nel corso degli ultimi 6 anni e il tasso di sopravvivenza risulta particolarmente elevato (97%). Il fenomeno delle imprese spin-off concentrato e consolidato soprattutto nellItalia Settentrionale (62.11%), seguita dal Centro (24.01%) e dallItalia Meridionale (13.88%). E il Politecnico di Torino lUniversit italiana ad aver attivato pi imprese spin-off (46), mentre tra gli Enti Pubblici di Ricerca, il CNR ne ha attivate 17. La media di imprese spin-off per Universit (o Ente Pubblico di Ricerca) di circa 9, mentre il valore mediano di 5. Solo tredici Atenei (o Enti Pubblici di Ricerca) hanno attivato pi di 10 imprese spin-off. Rispetto a questo fenomeno anche lUniversit dellAquila ha fatto la sua parte ponendosi, con dieci spin-off attivati, allavanguardia del sistema universitario del Centro-Sud. Si tratta di imprese che si occupano sviluppando strumenti, sistemi o servizi di: risonanza magnetica nucleare, monitoraggio della qualit dellaria-ambiente, telecomunicazioni, informatica, elettronica, meteorologia, meccanica, energetica, micro e nanotecnologie In tal senso, lanalisi relativa ai settori di attivit degli sin-off sviluppate nel nostro Paese, evidenzia una percentuale consistente di imprese spin-off impegnate nellInformatica e Multimediale (29%), nellEnergia e Ambiente (13.1%) e nei Servizi per lInnovazione (8.4%). Per quanto riguarda la valutazione del fatturato, lanalisi di un campione di 29 imprese evidenzia un fatturato medio pari ad oltre 480.000 Euro annuali. Per quanto riguarda le dimensioni in termini di addetti, nel 2006 le 31 imprese del campione studiato, hanno impiegato in media 8.8 addetti. E il settore della Microelettronica a presentare le dimensioni medie maggiori (36.5 addetti), seguito dalle Nanotecnologie (20 addetti) e dallInformatica e Multimediale (10 addetti). Questi dati evidenziano un progressivo aumento dimensionale rispetto al 2005, nel corso del quale il numero medio di addetti era pari a 7.7 unit. Sebbene lincremento risulti di entit contenuta (+13%), il segno positivo dellincremento testimonia tuttavia un processo di consolidamento in atto di tali imprese. Le condizioni per un maggiore sviluppo del fenomeno spin-off Il problema principale del fenomeno legato alla nascita e allo sviluppo di imprese spin-off sembra essere connesso0 alla generale scarsit di capitale di rischio. Allinterno del capitale sociale di queste societ, infatti, mancano operatori istituzionali specializzati nel finanziamento di imprese nuove, ad alto potenziale di crescita ma anche ad elevato rischio di fallimento. Secondo gli analisti economici, infatti, in Italia particolarmente carente proprio il venture capital. Lapporto di capitale di rischio da parte degli investitori per finanziare lavvio di unattivit in settori ad elevato potenziale di sviluppo, ha riguardato nel 2005 solo 56 operazioni per un ammontare complessivo di trenta milioni di euro. Ci corrisponde a poco pi dell1% del gi limitato private equity nazionale, che fornisce risorse finanziarie ad imprese gi mature e che rappresenta una quota minima, soprattutto se confrontata al 5% europeo e all8% mondiale. Tale situazione da interpretare alla luce delle evidenze presenti nella letteratura internazionale che sembrano dimostrare come la disponibilit di elevate risorse finanziarie apportate da venture capitalist al momento della costituzione dellazienda sia in grado di determinare maggiori tassi di crescita. Similmente, sembra comportare maggiori tassi di crescita degli spin-off, lesperienza maturata da parte dei soci fondatori in ambito pi direttamente commerciale. Ci rappresenta spesso un problema nel caso dei spin-off accademici, nei quali i promotori presentano in genere esperienze pregresse di carattere prettamente tecnico. Sono, inoltre, in grado di comportare una maggiore crescita dellazienda sia lorientamento internazionale dellattivit imprenditoriale, sia strategie di mercato particolarmente focalizzate o di nicchia. Non sembra, invece, influenzare significativamente la crescita dellazienda la disponibilit al momento della costituzione dellazienda di un prototipo o di un prodotto/tecnologia quasi pronto per il mercato. Un ulteriore problema, di natura pi strategica, sembra derivare dal fatto che le iniziative di spin-off nel nostro paese, come daltra parte avviene anche a livello internazionale, riguardano in particolare i settori dellICT e del multimediale che afferiscono per lo pi ai servizi. In tal senso sarebbe necessario un salto di qualit che riguardi settori come le biotecnologie e le nanotecnologie a pi alto livello di innovativit. Su questi campi, tuttavia, si registrano ancora difficolt e resistenze sia in relazione alla distanza che ancora separa il mondo dellUniversit da quello dellimpresa, sia ad una minore propensione da parte degli universitari che si occupano delle scienze della vita a tentare lavventura industriale Ricerca, innovazione e sviluppo economico E stato osservato come tra landamento della ricerca (numero di articoli scientifici) e landamento dei brevetti vi sia tra Europa e Stati Uniti un comportamento divergente e cio in Europa sono in crescita gli indicatori che misurano loutput della ricerca (numero di articoli, impact factor, ecc..) mentre negli Stati Uniti in crescita il numero di brevetti che lindicatore principale per valutare il trasferimento tecnologico. Ci vuol dire che in Europa e, in modo ancora pi stridente in Italia, laumento nella produzione di conoscenza non si straduce in un maggior utilizzo della conoscenza stessa. Contemporaneamente, si assistito ad un fiorire di istituzioni di varia natura a livello europeo (come il Technological Tranfer Networks - TTN), nazionale e regionale (agenzie regionali o nazionali di trasferimento tecnologico, parchi scientifici tecnologici, stazioni sperimentali ecc ). Compito di queste istituzioni di organizzare dallalto linterazione fra impresa e ricerca pubblica, favorire la diffusione della conoscenza del patrimonio di know-how tecnologico disponibile nel territorio, indirizzare la ricerca pubblica verso obbiettivi industriali, far collaborare fra loro le imprese e le universit. Nella sostanza si cerca di ottenere con una pianificazione dallalto, e con strutture appositamente costituite, quei trasferimenti tecnologici che il sistema non ha prodotto spontaneamente. In Italia, a livello centrale, e in alcune regioni a livello periferico (Emilia Romagna e Lombardia per citare gli esempi pi emblematici) sono nate una pluralit di iniziative di creazione di interfacce dellinnovazione. Poco stato fatto con la dovuta continuit per fare in modo che allinterno del mercato, del sistema industriale e di quello finanziario si sviluppino le condizioni - e i finanziamenti necessari - per il trasferimento tecnologico. In Italia occorrerebbe in primo luogo rimuovere quelle situazioni che scoraggiano investimenti nella ricerca di frontiera e negli spin-off di alta tecnologia, in particolare: I diritti di propriet intellettuali non sono protetti sufficientemente; Le leggi fiscali, non creano sufficienti incentivi per gli investimenti in ricerca e sviluppo; Il capitale di rischio, come gi detto, quasi impossibile da ottenere. Le politiche necessarie per promuovere meccanismi di trasferimento sono state gi individuate e richiedono: una legislazione sui diritti di propriet intellettuale nei brevetti che protegga lattivit inventiva di tutti i ricercatori, privati e pubblici, e consenta loro di fruire adeguati ritorni economici; incentivazioni economiche per lattivit di brevettazione altrimenti possibile solo nelle imprese medio grandi ma inaccessibile alle piccole imprese, alle Universit e ai ricercatori universitari; lampliamento della base di deducibilit delle erogazioni delle imprese a favore della ricerca pubblica; la concessione di crediti di imposta a fronte delle spese sostenute dalle aziende per attivit di ricerca; leggi di incentivazione che favoriscano gli investimenti in iniziative di ricerca o ad alto rischio tecnologico effettuate dal sistema finanziario; leggi sugli intermediari finanziari che facilitino la creazione di societ di venture capital orientate alle imprese hi-tech; la creazione di una Borsa azionaria dedicata a imprese hi-tech. Il finanziamento diretto delle imprese, erogato a livello nazionale, sembra essere meno efficace in quanto non risulta mai accompagnato da una seria attivit di controllo che lunica che garantisce che le iniziative finanziata si traducano effettivamente in attivit di ricerca e trasferimento tecnologico. Diverso il discorso dellintervento a livello regionale, in questo caso lattivit di controllo e pianificazione sarebbe possibile e potrebbe essere efficace. E di esempio per tutti il modello dellEmilia Romagna in cui gli interventi regionali sono riusciti ad aggregare le imprese a livello locale sia tramite centri di servizi alle imprese che tramite il potenziamento dei distretti produttivi utilizzando la legge 317/1991 e da ultimo tramite i sistemi territoriali locali in cui accanto alle imprese si inseriscono i centri di ricerca pubblici e le Universit. La valorizzazione economica della ricerca scientifica: il ruolo delle Fondazioni Il problema fondamentale, dunque, per il sistema universitario nazionale riguarda sostanzialmente lacquisizione di risorse soprattutto finanziarie, ma anche umane e organizzative, alla scala necessaria per conseguire le indispensabili masse critiche. In tale prospettiva, possono svolgere un ruolo importante le Fondazioni universitarie, che possono rappresentare strumenti essenziali per il reperimento di nuove risorse finanziarie e per lutilizzazione dei risultati della ricerca scientifica. Le Fondazioni Universitarie rappresentano ormai una realt consolidata. Previste dalla Legge Finanziaria 2001 e dal DPR 254/2001, sono state promosse sinora da molti Atenei con le finalit di acquisire risorse finanziarie per il sistema universitario, di favorire la ricerca applicata e la formazione, di diffondere una cultura per lo sviluppo economico, anche attraverso iniziative congiunte tra universit, aziende, istituti bancari, centri di ricerca ed enti pubblici. Le Fondazioni gi costitute sono 12 (Fondazione Politecnico di Milano; Fondazione Marco Biagi Modena; Fondazione Universit IULM Milano; Fondazione Universit degli Studi di Salerno; Fondazione Universit G. DAnnunzio; Fondazione Universit Teramo; Fondazione dellUniversit degli Studi dellAquila; Fondazione Politecnica delle Marche; Fondazione N. Copernico Ferrara; Fondazione Universitaria Azienda Agraria Perugia; Fondazione Universit Mediterranea Reggio Calabria; Fondazione Universit IUAV - Venezia). Mentre altre quattro sono in via di costituzione (Fondazione Universit di Padova; Fondazione Universit della Basilicata; Fondazione Universit di Palermo; Fondazione Universit di Pavia). In questa sede mi limiter a ricordare tra le attivit esercitabili dalle Fondazioni previste dallart. 2 comma 2 quelle pi importanti ai fini del rapporto tra Universit e sviluppo del Territorio: Lesigenza di garantire una maggiore incisivit e un migliore coordinamento a livello nazionale alle Fondazioni esistenti, stata recentemente riconosciuta attraverso la recente costituzione di unAssociazione, che sono stato chiamato a presiedere, che dovr svolgere una funzione determinante nellulteriore crescita, anche numerica, delle Fondazioni stesse, nella condivisione delle loro esperienze e nella promozione di iniziative connesse allo sviluppo della societ della conoscenza. LAssociazione ha sede presso la Conferenza dei Rettori delle Universit Italiane (CRUI), proponendosi come ulteriore punto di riferimento istituzionale per lo sviluppo di tutto il sistema universitario nazionale. La rottura di vecchi schematismi nel rapporto tra Universit e Industria Il fenomeno spin-off, con la presenza di societ al confine fra Universit ed industria, pur nella attuale limitatezza numerica, ha rappresentato un fattore di rottura di vecchi schematismi presenti sia allinterno del sistema universitario sia di quello produttivo. In ambito industriale, infatti, per anni stata sottovalutata lesigenza del continuo aggiornamento delle conoscenze come elemento di competitivit delle imprese, con la conseguente necessit di un rapporto costitutivo con Universit e centri di ricerca. Lindustria ha, invece, privilegiato la collaborazioni con singoli ricercatori per consulenze o lutilizzazione di laboratori per prove specifiche nella forma di prestazione in conto terzi. In modo speculare lUniversit stata sin qui permeata da una cultura che vedeva il ricercatore come parte di una comunit scientifica, i cui criteri metodologici, la valutazione del merito, i valori epistemologici, morali e sociali avevano valenza universale e non interagivano con la natura dei problemi espressi dal territorio e dal tessuto economico. Allo stesso modo alla ricerca scientifica non veniva attribuita alcuna accezione di tipo utilitaristico. Questo modello, che stato validissimo per molti aspetti ed ha prodotto ricerca anche di elevatissima qualit, stato per deficitario in un punto cruciale: non riuscito ad interagire in modo significativo con il sistema industriale, ha vissuto in modo parallelo ad esso e quindi non ha prodotto innovazione tecnologica. La presenza di societ di spin off universitario, alcune delle quali insediati nel territorio e nelle zone industriali, il loro muoversi contemporaneamente nel mondo universitario e in quello dellimpresa tendono a scardinare questa separazione e tendono a porre in modo diverso e di maggior efficacia il rapporto impresa-universit. Ci a maggior ragione in un momento storico in cui il progresso della societ basato sul binomio conoscenza-innovazione e, conseguentemente, viene attribuito un valore economico alla conoscenza e in generale a tutto ci che costituisce un bene immateriale. La specificit del ruolo dellUniversit In questa situazione, in cui una galassia di istituzioni ed imprese ad alto contenuto tecnologico generano conoscenza in un processo diffuso che investe una pluralit di attori di natura diversa, spetta tuttavia allUniversit esprimere una capacit di governo della conoscenza in tutti i suoi aspetti. Questo ruolo insostituibile il frutto di unevoluzione storica che ha portato allaffermazione di un modello humboldtiano di Universit che secondo la definizione del grande filologo tedesco - ha la caratteristica fondamentale di trattare la scienza come un problema non ancora interamente risoltoche non lo sar mai e che, come tale, oggetto di una ininterrotta ricerca. E questa caratteristica, di una ricerca mai completamente risolta, che differenzia lUniversit dalle istituzioni esclusivamente formative, che hanno a che fare nellinsegnamento con nozioni definite e concluse. E ancora questa caratteristica che differenza la ricerca universitaria da quella condotta nelle industrie, che nei prodotti commerciabil concludono ed esauriscono il proprio imperativo istituzionale. In tal senso, il fenomeno legato allattivazione di imprese derivate da spin-off accademici, nel suo articolarsi ancora in fase iniziale ma gi sufficientemente radicato, dimostra la vitalit sorprendente del mondo universitario ed una indicazione sulla necessit di investire su strumenti innovativi di azione che colleghino pi direttamente il sistema universitario con il tessuto economico territoriale. Ma perch tale fenomeno possa crescere e svilupparsi in un contesto pi ampio necessaria una sempre maggiore diffusione, sia allinterno sia allesterno del sistema universitario, della consapevolezza di una nuova mission accademica, che lUniversit deve sapere interpretare nellinteresse del territorio in cui inserita, non sostituendosi ad alcuno, ma apportando la forza delle proprie conoscenze, la cultura dei suoi docenti, il lavoro dei suoi ricercatori, lenergia e lentusiasmo dei suoi studenti.  Consistenza ed Evoluzione delle Imprese Spin-Off della Ricerca Pubblica in Italia. Rapporto di Ricerca del Laboratorio IN-SAT della Scuola Superiore SantAnna per Finlombarda SpA, a cura di Andrea Piccaluga e Chiara Balderi.  HYPERLINK "http://www.insat.sssup.it/new/documenti/RicercaSpinOffAccdemici.pdf" http://www.insat.sssup.it/new/documenti/RicercaSpinOffAccdemici.pdf  Cfr. Paolo Bricco, LUniversit non crea impresa? Storie. Guardate gli spin off. Corriereconomia del 23 ottobre 2006,  Cfr. Consistenza ed Evoluzione delle Imprese Spin-Off della Ricerca Pubblica in Italia. Op.cit.  Ibidem  Cfr. LUniversit non crea impresa? Storie. Guardate gli spin off. Op. cit.  W.Von Humboldt. Stato, societ, storia, a cura di N. Merker, Roma Editori Riuniti, 1974 pp 171, 173     PAGE  PAGE 2 !"kl}~@ A B F S T U     * + 6 ~   % ) 0 7 8 2457VWXːh<h7@5>* h$5>* h5>*h$h}hh7@6hhkh7@ hvE5>* h7@5>* h<hvEh<hvE6h1Sh1S56\]h1Sh1S5h1Sh1S5\6"Blm~A B C D E F T U $Pa$gd hP^hgd & FPgd$a$$a$gd1S%jImnm 345WXA\X #''' $Pa$gd;Pgd hP^hgd & FPgd $Pa$gdXY^v Y&-MT[d&+OS "#'-?K_wlr6Ľ񹲹h<h$PJ h}5 h$5 hs~PJh;h} h<h<h$ h<hvEh<hvEPJ\h<hvE6PJh<hvEPJ\]h<hvE6PJ\]h<hvEPJ h$PJ86<ABL)7;<=@BcgZ\)12 OPUYgX c g h j n v Q$p$''''''''ǻh<hs~PJh;56>*PJh<h;56>*PJh<h;5>*PJ h<h;h<h<h<6h}h h}hQh; h<h<h$ h<h$;'''b()N++t-2/I00*2c3d3e3335`789:;7= $ & FPa$gd $ tPa$gdvAPgd $Pa$gd  & FPgd;'u''b(c((())))J+K+q+s+s-t-----&.[.|...1/2/A/w////b3c3e333344w55x6y666818888999;jh<hvE0JUhhvE56>*]h<hvE56>*]h<hvE5>*he4h`?fhvAhvEh}jh<h 0JUh<hvE6]h h<hvE6 h<hvE5;N>O>f>g>h>i>j>k>>>??@A^AgAzAAAAE-E.ESE\E^EvEyEEEEEmFuFFF#GCG[GmGGGGGGGGGGII5IEIWI_IkIlItJJKL#O$Oh<h_1PJh,vh<h_16hh}hs h<h_1h_1hQh_15>* h_15 hvEPJjh<hvE0JPJU h<hvEh<hvEPJ?7=i>j>k>>>@B#DEEFFDGGGHII $ & FPa$gd_1 $ & FPa$gd_1 $YDPa$gd}$ & F $YDP^`a$gd} $ & FPa$gd_1 $Pa$gd_1PgdI\JJpKKKLM"O#O$OuOvOsPhQ@SJU VVXYY $Pa$gdP $Pa$gd  & FPgdQPgd_1 $Pa$gd_1 $hP^ha$gd_1 $ & FPa$gd_1$OYOuOvOwOOOPPhQQQgR?S@SaSdSHU{UVV VVV0WKWSW`WxWWWWXXXXYYYYYYY`Z~y~un h<h'Qh'Q h'Q5h<h'Q5 h}PJh<h,vPJhkyhh6h h,vh;q hhshsh)_h hhhh\h<h_16PJ\] hPJh<h_1PJh_15>*PJh<h_15>*PJ+YYYYZ\x^_ abbb=b>bncdf&h$j%j $ tPa$gd $ & FPa$gdQ $Pa$gdOk $Pa$gd $hP^ha$gd $ & FPa$gdPgd`ZcZnZpZqZZZZZZZZZ [[['[9[P[a[[[[[[[[[[[[[[[\5\Z\\\\\\&]1]]]]]]]] ^^%^+^8^?^C^N^b^x^^^^____ aa#aSahaaabbbb h<h<h<h'Q6 h<hOkhOk h"`h'Q h"`h"`h,vh'Q h<h'Qh"`Nbbb_bc ccScTckcccddee7f?f@fMfsfffffBgg&hhii$j%j&j(jzj kٸ٩٠ٸٸٸُ|ukgbg hj6hjjhj0JU h<h"h<h8*6PJ] h<h8* h<hfh<h7 L6PJh<h8*PJjh<h"0JPJUh<h"6PJ h(ePJ hQPJ\h<h"PJ\h<h"PJ h,vPJ h"5>*h<h8*5>* h<h"& k k\k]k^kkkkk"l#l+l}lllllllHmImJmLmMmOmPmRmSmUmVm\m]m^m`mamgmhmimjmkmmmnmomϽ󽷽ϥ h<h"h(;0JmHnHu hj0Jjhj0JUjhEUhE hj6jhj0JU hj0JjhjUhjjhjU*%jk"llllHmImKmLmNmOmQmRmTmUm^m_m`mkmlmmmnmom $Pa$gdh]h&`#$gd" ^`$a$gd ,1h. 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